Il nostro mondo è caratterizzato dall’effimero e dal provvisorio, da un costante mutamento che rende difficile dare un senso duraturo alle cose. Non lo diciamo noi, beninteso, lo dice Zygmunt Bauman, uno dei più grandi pensatori della modernità. In questo contesto, il linguaggio diventa uno strumento potente che può influenzare profondamente le nostre percezioni e le nostre emozioni. Non è solo uno strumento di comunicazione, ma un modo per costruire la realtà che ci circonda. Le parole che usiamo per descrivere le cose non sono solo etichette neutrali, ma creano una visione del mondo e influenzano le nostre scelte e i nostri comportamenti.
Dare un nome alle cose
Anche Walter Benjamin, altro grande filosofo, ha sottolineato il potere del linguaggio e della narrazione nel costruire la nostra comprensione della realtà. Dare un nome alle cose, quindi, diventa un modo per stabilire un legame, una relazione di significato che conferisce un senso di continuità e stabilità.
«L’uomo comunica la propria essenza spirituale nella sua lingua. Ma la lingua dell’uomo parla in parole. L’uomo comunica quindi la propria essenza spirituale (in quanto essa è comunicabile) nominando tutte le altre cose […] L’essenza linguistica dell’uomo è quindi di nominare le cose.» (Walter Benjamin, Angelus Novus – Scritti e frammenti, Einaudi Editore, Torino 1962, trad. Renato Solmi).
L’arte di dare un nome alle cose, nel marketing, si chiama ‘naming’ ed è un’operazione molto delicata, che richiede una conoscenza approfondita della cultura e del contesto in cui deve operare. Il nome, infatti, non deve solo essere accattivante o facile da ricordare, ma deve anche trasmettere un significato, un’identità, una visione del mondo.
L’importanza del naming
Il naming è una delle prime decisioni che un brand deve prendere, ma spesso viene sottovalutato o considerato solo come un dettaglio secondario. In realtà, che si riferisca all’azienda o a un prodotto, ha un ruolo fondamentale nell’identità del brand e nella percezione che i clienti hanno di esso.
Sì, perché è questa la prima cosa che le persone notano e che rimane più impressa nella loro mente. Un buon nome può attirare l’attenzione dei clienti, creare un’immagine positiva e distinguere il brand dalla concorrenza. Al contrario, se poco ispirato o inappropriato può allontanare i potenziali clienti e danneggiare l’immagine aziendale. Inoltre, può anche influire sulla percezione del prezzo e della qualità del prodotto. Ad esempio, un nome elegante e sofisticato può suggerire un prodotto di alta gamma e giustificare un prezzo più elevato, mentre uno più semplice e informale può comunicare un prodotto accessibile.
L’importanza del naming va ben oltre la sua valenza pratica: è un atto creativo e culturale che contribuisce a definire la nostra relazione con il mondo che ci circonda. Ci permette di creare un’identità e un’immagine di marca, ma soprattutto di raccontare una storia e creare un legame emotivo con il pubblico di riferimento.
Il nome di un prodotto diventa, così, un elemento fondamentale della comunicazione, un modo per farsi riconoscere e distinguere dai concorrenti – per raccontare una storia, per trasmettere un’immagine e per creare un legame emotivo con il consumatore. Come sosteneva Albert Camus in La Peste, «dare un nome sbagliato alle cose contribuisce all’infelicità del mondo».
Come ideare un buon naming
Il nome deve essere unico, facile da ricordare e deve trasmettere il giusto messaggio al tuo target di riferimento. Ma come si fa a trovare un nome così speciale? Vediamo i passaggi fondamentali:
- Analisi del brand e del target – Quali sono i valori e la mission del brand? Quali sono le caratteristiche del pubblico?
- Brainstorming e ricerca di ispirazione – Una volta compreso brand e target, possiamo iniziare a pensare a idee per il nome. Qui la creatività è fondamentale! Possiamo farci ispirare da tutto ciò che ci circonda: parole in altre lingue, prodotti simili, libri, film, musica. L’obiettivo è trovare il nome perfetto.
- Scelta del nome e verifica di disponibilità – Dopo aver scelto il nome perfetto, dobbiamo verificare che non ci siano problemi di disponibilità legati, per esempio, a diritti d’autore, domini web, registrabilità del marchio.
- Test del nome – Prima di adottare il nuovo nome, è importante fare dei test: verificarne la pronuncia, la memorabilità e l’impatto emotivo che suscita, chiamando in causa persone esterne che non hanno familiarità con il settore.
In conclusione, com’è facile intuire da questi quattro punti, un buon naming è composto per il 50% da analisi preliminari e per il 50% dalla creatività – perché, come abbiamo già spiegato in passato, la creatività è nulla senza controllo.