Quello della sostenibilità digitale è un tema molto delicato. Soprattutto per chi, come noi, è allo stesso tempo parte integrante del problema e della soluzione.
Una stessa storia si può sempre raccontare da, minimo, due punti di vista soggettivi.
Oppure si può decidere di adottare quello del Narratore, che, pian piano, dipana il filo degli eventi e, forse, solo alla fine, fa intendere qual è la sua posizione. Mai come un giudizio però. Piuttosto come una presa di consapevolezza.
È esattamente con questa prospettiva che vogliamo proporre la nostra riflessione su un argomento che è destinato ad influenzare le nostre vite, personali e professionali, di oggi; ma soprattutto, quelle di domani.
Sostenibilità, un concetto “pe(n)sante”
Nelle Scienze Ambientali ed Economiche si considera sostenibile una “condizione di sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente, senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri”.
In questa definizione è già insita l’idea di responsabilità, secondo la quale si dovrebbe sempre pensare alla conseguenza futuribile delle proprie azioni, mantenendo la necessità di equilibrio ed armonia come filo conduttore dell’immaginare e del fare.
Possedere questa chiarezza di visione è però molto difficile, soprattutto quando l’impatto di qualcosa di completamente nuovo è travolgente e ridefinisce i tempi e le modalità di vita, sia nella sfera interpersonale privata, che comunitaria, che professionale.
È esattamente questo quello che è accaduto con la transizione al digitale, che negli ultimi 30 anni ha impresso un’accelerazione senza pari alle nostre conoscenze, competenze, possibilità. Ma anche ai nostri consumi, sotto molteplici declinazioni.
Che cosa si intende per Sostenibilità Digitale
Diviene allora necessario focalizzarsi su un aspetto specifico, quello della Sostenibilità Digitale, che molti punti di contatto ha con la sostenibilità ambientale, ma anche con quella sociale.
Mirare alla Sostenibilità Digitale, significa fare in modo che le potenti tecnologie digitali, sempre più innovative, siano utilizzate in modo responsabile ed equo, producendo ricadute positive non solo per alcuni, ma, idealmente, per tutti.
Ed è a questo punto che si può scegliere di adottare uno dei due punti di vista polarizzati – digitale=bene VS digitale=male – oppure quello del Narratore.
Che non è colui che se ne lava le mani senza prendere posizione, ma colui che accetta l’assioma “So di non sapere”, attribuito a Socrate, e prende dunque atto di ciò che accade, cercando di condurre chi legge ad una potenziale risoluzione.
Pro o contro?
L’industria IT rappresenta circa il 3% delle emissioni mondiali di CO2.
Per produrre dispositivi tecnologicamente avanzati si ricorre a materiali e metalli rari, la cui estrazione è molto complessa e ha come conseguenza finale una ovvia depauperazione del territorio.
Il funzionamento dei dispositivi elettronici di ultima generazione richiede un enorme consumo di energia elettrica.
La corsa all’ultimo modello causa un turnover senza pari di device, a volte senza che siano arrivati neppure alla metà del loro reale ciclo di vita.
Il digital gap finisce per aumentare il divario tra chi può sempre di più e chi, forse, non potrà mai.
Grazie all’innovazione digitale è, però, possibile anche disegnare scenari mai immaginati prima.
Smart City dove le barriere architettoniche siano finalmente un ricordo.
Veicoli che vengano alimentati con energie rinnovabili e non più con carburanti fossili.
Nuove soluzioni che permettano di ridurre gli sprechi e adottare modelli di economia circolare.
Fonti energetiche alternative per sostenere l’industria IT e diminuire le emissioni di CO2.
Modalità interattive per promuovere l’equità e l’accessibilità alle tecnologie più moderne, in maniera sempre più capillare.
Passi avanti nel mondo della Ricerca e della Medicina, per dare possibilità concrete a chi oggi, purtroppo, non ne ha neppure una.
A noi, che sappiamo di non sapere, la bilancia sembra, quanto meno, in equilibrio.
E c’è una sola cosa di cui possiamo essere certi: la spinta del digitale non si attenuerà, ma si farà sempre più veloce e potente, bruciando le tappe con le quali abbiamo conosciuto il progresso, prima di questo ultimo trentennio.
Come il Narratore, allora, ciò che possiamo fare è divenire consapevoli e chiederci: che cosa possiamo aggiungere a questa storia?
La sostenibilità digitale è, anche, affar nostro
Nelle grandi multinazionali si è già mosso qualcosa da un po’ di tempo.
La Social Corporate Responsability – un modello di business virtuoso sulla base del quale l’azienda diviene socialmente responsabile nei confronti di sé stessa, dei suoi stakeholder e del pubblico – è ormai entrata a far parte delle loro policy e li ha portati a sposare progetti altisonanti.
Google è riuscita a ridurre del 50% il consumo energetico dei suoi data center ed ha destinato oltre 1 miliardo di dollari a progetti dedicati alle energie rinnovabili.
BMW finanzia un progetto di sviluppo dell’educazione ambientale nelle scuole, con cui raggiunge migliaia di studenti in tutto il mondo e li aiuta a formarsi e a comprendere le odierne sfide sociali e ambientali.
Starbucks ha avviato una collaborazione con Ethos Water e ha garantito la fornitura di acqua potabile a oltre 1 miliardo di persone al mondo, che prima non avevano accesso a questo bene primario e fondamentale.
Vorremmo, ma non possiamo certo paragonarci a questi colossi.
Tuttavia, abbiamo deciso di fare qualcosa, nel nostro piccolo, per dare il nostro infinitesimale contributo alla storia.
Perché crediamo che la Sostenibilità Digitale sia un affare, anche, nostro.
#StayTuned.